"Suonando all'estero mi sono resa conto del fatto che l'artista che si presenta con il proprio stile 'esotico' suscita maggiori attenzioni di quello che scimmiotta, magari anche bene, certi consolidati schemi rock o elettronici; non cambierei me stessa per farmi maggiormente notare, è ovvio, ma questa presa di coscienza mi ha spronato ancor più a seguire le mie naturali inclinazioni. Ecco quindi il mandolino, il contrabbasso, il piffero, il bouzouki, il santur, il duduk e altri strumenti africani utilizzati però con approccio 'rock': perché rock significa energia e destabilizzazione, e dunque una chitarra accarezzata o una melodia inattesa possono essere molto più 'di rottura' della scontatezza di determinate distorsioni e assalti ritmici.
Quest'album è nato proprio come nacque, dieci anni fa, DUE PAROLE: l'ho scritto con la chitarra acustica, isolandomi. Un rapporto tra me e me. Infatti mi sono rivista nella mia stanzetta che canto sottovoce per non svegliare i miei genitori o i miei vicini di stanza dell'albergo dove alloggiavo. I primi pezzi che ho presentato alla band, l'anno scorso, avevano assunto una veste elettrica: Signor Tentenna, per dirne uno, sembrava Per niente stanca. Poi la situazione è cambiata, e quando ci siamo trovati tutti a Catania per arrangiare e incidere, l'acustico ha prevalso: mi ricordo serate intere nelle quali io suonavo da sola e i ragazzi mi ascoltavano per capire i brani e trovare il modo migliore per metterci mano rispettandone l'intenzione e la spontaneità. Dei dieci episodi, il più vecchio è Sulle rive di Morfeo, che risale al luglio del 2004... Poi è stata la volta de La dolce attesa, Piccolo Cesare, Tutto su Eva, Signor Tentenna e Il pendio dell'abbandono. Più avanti, nell'estate 2005, sono arrivati Preghiera in Gola, Madre Terra - ad agosto, quando Angelique Kidjo è venuta a farmi visita per una settimana - e infine Il sorriso di Atlantide e Maria Catena."
* tratto da Carmen Consoli - Quello che sento, F. Guglielmi - GIUNTI Editore 2006
Guardami negli occhi
Spogliati da ogni falsità
Quell’aura di purezza tradisce diaboliche anomalie
E sai di cosa sto parlando
di cosa ho bisogno
Eppure avrai il coraggio di chiamare l’evidenza casualità
Bramosia e doppiezza complottano con la più efferata crudeltà
E sai di cosa sto parlando
E che mentire non è il rimedio ad un torto
Piangerai mettendo in scena l’ennesimo dramma
mentre le lacrime corrono sulle tue guance infuocate,
Eva
e giurerai su Dio e su tua madre di non aver colpa
mentre le lacrime corrono
Guardami negli occhi, spogliati da ogni falsità,
Eva
Quell’aura di purezza nasconde diaboliche anomalie
E fuggi quel mostro immondo che hai creato
Quel sonno che non concede riposo
Piangerai mettendo in scena l’ennesimo dramma
Mentre le lacrime corrono sulle tue guance infuocate,
Eva
E giurerai su Dio e su tua madre di non aver colpa
Mentre le lacrime bagnano la tua camicia di seta.
Credetemi è un sortilegio
è l’opera di un incantesimo
non ero padrona delle mie facoltà
E piangerai mettendo in scena l’ennesimo dramma
Mentre le lacrime corrono sulle tue guance infuocate,
Eva
e giurerai su Dio e su tua madre di non aver colpa
Mentre le lacrime corrono
Maria Catena attendeva paziente il turno per la comunione
Quella domenica Cristo in croce sembrava più addolorato di altri giorni
il vecchio prelato assolveva quel gregge
da più di vent’anni dai soliti peccati
Cristo in croce sembrava alquanto avvilito
dai vizietti di provincia
Primo fra tutti il ricorso sfrenato
al pettegolezzo imburrato infornato e mangiato
quale prelibatezza e meschina delizia per palati volgari
larghe bocche d’amianto fetide come acque stagnanti
Cristo in croce sembrava
più infastidito dalle infamie che dai chiodi
Maria Catena anche tu
conosci quel nodo che stringe la gola
Quel pianto strozzato da rabbia e amarezza
da colpe che infondo non hai
e stai ancora scontando l’ingiusta condanna
nel triste girone della maldicenza
e ti chiedi se più che un dispetto il tuo nome
sia stato un presagio
Maria Catena non seppe reagire
Al rifiuto del parroco di darle l’ostia
E soffocò nel dolore quel mancato amen
E l’umiliazione
Secondo un antico proverbio
ogni menzogna alla lunga diventa verità
Cristo in croce mostrava
un sorriso indulgente e quasi incredulo
Maria Catena anche tu
conosci quel nodo che stringe la gola
Quel pianto strozzato da rabbia e amarezza
Da colpe che infondo non hai
E stai ancora scontando l’ingiusta condanna
Nel triste girone della maldicenza
E stai ancora scontando l’ingiusta condanna
Nel triste girone della maldicenza
E ti chiedi se più che un dispetto
il tuo nome sia stato un presagio
“Ed alavò sunnuzzu viniti
Ca ju l’annacu e vui l’addurmisciti”*
Al terzo mese di gravidanza isterica
già sul viso i morbidi tratti di maternità.
Diceva:
“Maddalena sarebbe un nome particolare insieme a Sofia
Nel caso fosse maschio Vincenzo Maria”
Al sesto mese di gravidanza isterica
tutti ritennero fosse opportuno
non scomodare la verità
insidiati dai rimorsi per averle dato il tormento
affinché desse alla luce una creatura entro l’età feconda
Mentre aspettava il lieto evento
che mai avrebbe avuto luogo
comprava abiti premaman
e una culla di legno come quelle di una volta
le si leggeva in faccia smisurata felicità
per la dolce attesa
Al nono mese di gravidanza isterica
tutti mantennero la messa in scena invariata per viltà
sarebbe stata questione di giorni
ed avrebbe chiarito da sé
l’increscioso equivoco
di cui poi era la sola ed unica artefice
Mentre aspettava il lieto evento
che mai avrebbe avuto luogo
sentiva quell’essere muoversi con grazia superba
come un trapezista in scena
le si leggeva in faccia smisurata felicità
Mentre aspettava il lieto evento
aveva già pensato a tutto:
prete, battesimo e clinica,
dalla culla di legno come quelle di una volta
ai più svariati tipi di carillon
Mistica e lenta
la dolce attesa
la dolce attesa
* tratto da: “Ninna nanna della Guerra”, canzone tradizionale. Rielaborazione di Rosa Balistreri e Otello Profazio
Si è già detto tanto
e non possono audaci parole nutrire illusioni:
E’ l’inverno che bussa alla porta.
L’ospite reduce da un lungo viaggio
sguardi famelici implorano
un piccolo assaggio di vita altrui
Prima dell’alba potrebbero sorprenderci
rapiti da un sogno
dove nitide acque divorano i nostri passi
sulle rive di Morfeo
Ci stanno accerchiando ed avanzano con passo accorto
come belve in agguato.
Fuggi Romeo il tempo è tiranno
non è d’usignolo ma di allodola il canto.
Sguardi voraci si avventano sul fiero pasto senza decenza
prima dell’alba potrebbero sorprenderci
rapiti da un sogno
dove nitide acque divorano nostri passi
Prima dell’alba potrebbero sorprenderci
rapiti da un sogno dove nitide acque
divorano nostri passi
sulle rive di Morfeo
Arduo ed insidioso il pendio dell’abbandono
affranto e compassionevole il buon Dio serva inerte
immani ricchezze e miserie
Regnerà sovrano l’oblio
prezioso rimedio all’impotenza ed alla crudeltà di un ignobile addio
inflitto a sorpresa da chi ha giurato lealtà.
Ma un vento caldo annuncerà il risveglio di tempi migliori
Affranto e compassionevole il buon Dio serva inerte
immani ricchezze e miserie
Regnerà sovrano l’oblio
vile ripiego all’impotenza ed alla crudeltà di un ignobile addio
inflitto a sorpresa da chi ha giurato lealtà
Ma un vento caldo annuncerà il risveglio di tempi migliori
Ma un vento caldo annuncerà il risveglio di tempi migliori
Ma un vento caldo plasmerà il rigore di spietati inverni
La si vedeva ogni mattina
col suo cappotto verde
e delle eccentriche scarpe rosse
da quasi vent’anni alla finestra
con il rosario al petto e una preghiera in gola
La si vedeva ogni mattina
andare incontro all’uomo della posta
e tornare delusa
da quasi vent’anni nell’attesa
di una notizia fosse anche amara e dolorosa
Sembrava fosse giunto un angelo a farle visita
aveva occhi grandi e un corteo di nuvole
contornava enormi ali bianche
Nell’impietoso fluire del tempo
nutriva la speranza che tornasse quel figlio
disperso al fronte
nei pomeriggi dalla sua finestra
fissava un punto conteso tra idillio e noia
Sembrava fosse giunto un angelo a farle visita
aveva occhi grandi e un corteo di nuvole
contornava enormi ali bianche
celestiali sembianze, intensi occhi grandi
custodi di un addio
Sembrava fosse giunto un angelo a farle visita
Aveva occhi grandi e un corteo di nuvole
contornava enormi ali bianche
celestiali sembianze, intensi occhi grandi
custodi di un addio
custodi di un addio
La chiamano coscienza popolare
ed è una febbre insolita
offende la ragione ed alimenta ideali di uguaglianza
non lascerò
che questa orrenda epidemia contagi gli animi
diffonderò il terrore tra il mio popolo
e brandirò lo scettro contro ogni ritrosia
La notte guarda e non consiglia
trascina sgomento ed ingombranti ore
con voi io cieco come rabbia
come agonia
Sua maestà cerca quiete tra i guanciali di seta
cerca il sonno dei giusti
tra marmi preziosi e soffitti affrescati
cerca un’oasi di pace per l’anima
Non lascerò
a questa indomita plebaglia via di scampo
il cane che ha già morso il padrone
di certo un giorno o l’altro proverà a rifarlo
La notte è un precipitare senza appiglio
l’attrito stridente di incubi e rimorsi
un vuoto d’aria e di speranza, di lucidità
Sua maestà cerca quiete tra i guanciali di seta
cerca il sonno dei giusti
tra marmi preziosi e soffitti affrescati
cerca un’oasi di pace per l’anima
così distante da dimenticare
la maniera brutale con cui ha preteso devota obbedienza
Sua maestà cerca quiete tra i guanciali di seta
ma il riposo dei giusti
è dominio di un regno chiamato coscienza
scenderà a compromessi con il buon Dio
e coprirà gli altari di diamanti
otterrà l’indulgenza
e la facoltà di ribaltare il senso dei comandamenti
Orire ni t'agbado
Orire ni t'agbado
Orire ni t'agbado
Agbado rin hoho wa le
Orire ni t'agbado
Orire ni t'agbado
Orire ni t'agbado
Agbado rin hoho wa le
Ile aye wa
Edje amoura si
Ile aye wa
Itche gbogbo wa ni
Orire ni t'agbado
Orire ni t'agbado
Orire ni t'agbado
Agbado rin hoho wa le
Ile aye wa
Edje amoura si
Ile aye wa
Itche gbogbo wa ni
Più che mai cullami
avvolgimi come un caldo abbraccio
più che mai parlami
nutrimi,
Madre Terra
Orire ni t'agbado
Orire ni t'agbado
Orire ni t'agbado
Agbado rin hoho wa le
Ile aye wa
Edje amoura si
Ile aye wa
Itche gbogbo wa ni
Più che mai cullami
e avvolgimi come un caldo abbraccio
più che mai parlami
nutrimi,
Madre Terra
Le calde notti di agosto
talvolta indossano un sorriso esotico
di un’Africa gioiosa ed intensa
violata, abusata e offesa
materna e fiera
Più che mai cullami
e avvolgimi come un caldo abbraccio
più che mai parlami
nutrimi,
Madre Terra
Orire ni t'agbado
Orire ni t'agbado
Orire ni t'agbado
Agbado rin hoho wa le
Agbado rin hoho wa le
Carissimo signor Tentenna non è facile
assumersi il rischio di una scelta
servirsi addirittura di parole proprie
mimetizzarsi e vivere di luce riflessa
infondo ad acque torbide
tra miseri inganni e menzogne
complessi di inferiorità e
ingombranti manie di grandezza
Signor Tentenna non è motivo di vergogna
il non saper centrare alcun bersaglio
l’aver mancato l’ennesimo colpo irrimediabilmente
e ben poco importa se
tua moglie non fa altro che piangere
ossessionata dal sentore dei tuoi numerosi tradimenti
ingurgita ignoti dolori ed elevate dosi di calmanti
E’ ormai consuetudine, signor Tentenna
perdersi d’animo
non essere all’altezza delle proprie ambizioni
e sgomitare per distinguersi dal branco.
Le ignoranze non trascurabili e il complesso,
una voragine,
la si può occultare nel silenzio
scansando il pericolo di un mite confronto diretto
Signor Tentenna non è motivo di vergogna
il non poter vantare alcun talento
l’aver rincorso l’ennesimo treno inutilmente
e ben poco importa se
tua moglie non fa altro che piangere
ossessionata dal sentore dei tuoi numerosi tradimenti
e infondo non ha tutti i torti
E non è affatto un caso se
amanti, amici e sogni si dileguano
il cane sul balcone aspetta da mesi
il privilegio di una passeggiata eppure
la sera fedelmente esulta al tuo rientro
E ben poco importa se
tua moglie non fa altro che piangere
ossessionata dal sentore dei tuoi numerosi tradimenti
e infondo non ha tutti i torti
E non è affatto un caso se
amanti, amici e sogni si dileguano
il cane sul balcone aspetta da mesi
il privilegio di una carezza
e intanto tua figlia ti chiede
perché mai sia così misera la vita
Questo pensiero d’improvviso mi scuote
e annienta ogni pudore
ed ogni difesa.
Avevo soffocato quella stupida attitudine
ai voli pindarici ed alle struggenti eroiche attese
e sopravviverò a questa mancanza di ossigeno
malgrado le insidiose correnti arriverò
infondo agli abissi tra antichi splendori
di un mondo sommerso da migliaia di anni.
Stupidamente ho temuto
l’immensa e spietata bellezza,
la profondità dei tuoi occhi
Questo pensiero rende soave il risveglio
scomodando il torpore, la consueta pigrizia.
Rivivono fragranze estinte tra monti d’incanto
le grandi speranze travolte dall’ira
di oceani in tempesta
avvolta da una prodigiosa atmosfera
Atlantide.
Sorride intanto e volge uno sguardo amichevole
infondo agli abissi antichi splendori
di un mondo sommerso da migliaia di anni.
Stupidamente ho temuto
l’immensa e spietata bellezza,
la profondità dei tuoi occhi
Testi e musiche di Carmen Consoli tranne: Il pendio dell’abbandono (parole di Carmen Consoli, musica di Goran Bregovic), Madre Terra (parole e musica di Angelique Kidjo e Carmen Consoli), La dolce attesa (parole di Carmen Consoli, musica di Carmen Consoli e Santi Pulvirenti)
La dolce attesa include 22’’ del brano Ninna Nanna di la guerra interpretato da Rosa Balistreri (traduzione e rielaborazione di Rosa Balistreri e Otello Profazio) P) 1978 Warner Music Italia srl per gentile concessione Warner Music Italia srl
Prodotto da Francesco Barbaro
Produzione artistica: Carmen Consoli, Massimo Roccaforte e Gianluca Vaccaro
Arrangiato da Carmen Consoli, Leandro Misuriello, Puccio Panettieri, Santi Pulvirenti, Massimo Roccaforte
Registrato da Gianluca Vaccaro al Due Parole Studio, Catania
Assistente alle registrazioni: Tommaso Galati
Mixato da Gianluca Vaccaro al Quattro Uno Recording Studios, Roma
Assistenti al mixagio: Marco Salvatore, Massimo Stefani
Masterizzato da Bernie Grundman al Bernie Grundman Mastering, Los Angeles
Assistente alla produzione: Salvo Noto Backline “Alto Volume” Catania
Edizioni Musicali: Universal Music Italia srl - Narciso Records s.a.s. tranne: Il pendio dell’abbandono (Universal Music Italia srl - Narciso Records s.a.s. - Universal Music France) e Madre Terra (Universal Music Italia srl - Narciso Records s.a.s. - Aye Sarl)