STATO DI NECESSITÀ

22 Febbraio 2000

l'obiettivo era ottenere un suono ambientale, non troppo 'picchiato'

"Avevo molti brani rock e il disco poteva diventare un secondo MEDIAMENTE ISTERICA, mentre io volevo evitare di ripetermi. Dato che l'impostazione chitarristica di solito adottata tende a uniformare, ci siamo messi a sperimentare e a giocare con la musica, cercando di diversificare gli arrangiamenti. In passato, quasi tutto era organizzato nello stesso modo: batteria in 4/4, basso con plettro, chitarra con big muff... Qui invece, abbiamo usato parecchie batterie, casse di grandezze differenti, stanze e collocazioni di microfoni diverse. In generale, l'obiettivo era ottenere un suono ambientale, non troppo 'picchiato': ho chiesto spesso di usare le spazzole al posto delle bacchette e ho fatto utilizzare molti microfoni panoramici.

Nelle ritmiche ho mirato a soluzioni un po' datate, combinate però con rumori di sottofondo e qualche stranezza elettronica: un misto di antico e moderno, con l'una o l'altra filosofia a prevalere a seconda dei casi. Il risultato è senz'altro vario ma in qualche misura omogeneo, e soprattutto molto 'mio'. In quel periodo, d'altronde, mi sentivo attratta da più stili: musica sudamericana e portoghese, indie rock alla Pavement o cose alla Beth Orton, accomunati dalla stessa intenzione e dallo stesso bisogno di comunicare. 

Realizzare STATO DI NECESSITÀ è stato uno spasso ma anche uno studio: di armonie, di ritmiche, di contrappunti... Ho firmato la produzione artistica, ma senza Massimo e Maurizio non ci sarei mai riuscita. Maurizio è maestro di strumenti a fiato, viene da Chet Baker, e così al posto delle solite chitarre ha suggerito tappeti ambientali di brass: roba alla Otis Redding, Ben E. King, Aretha Franklin, Wilson Pickett. Massimo, invece, ha avuto l'idea di invertire i nostri ruoli: in pratica, lui ha suonato le mie chitarre e io ho fatto il chitarrista di me stessa, per evitare che la mia chitarra di accompagnamento avesse le stesse cadenze della voce. Inoltre, ha voluto inserire alcune tastiere parecchio ironiche, volutamente kitsch... E anche un pianoforte un po' dissonanante e qualche moog."

* tratto da Carmen Consoli - Quello che sento, F. Guglielmi - GIUNTI Editore 2006

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