Contiene immagini tratte da un concerto registrato a Milano durante il tour dell'album "Eva Contro Eva", molti contributi backstage, pensieri e parole di Carmen e altri contenuti extra.
Registrato presso il Datch Forum di Assago (Milano) il 22 Maggio 2006.
Non hai mai sentito dire
che la bellezza delle cose ama
nascondersi
ed è forte quello che ho dentro
distante dalla mediocrità
ho rischiato di perdere tutto per non… subirla
Non hai mai sentito dire
che la bellezza delle cose ama
sorprenderti
ed è forte quello che ho dentro
distante dalla mediocrità
ho bendato i miei occhi da tempo per non… vederla
(A) ed avrei voluto trovarmi tra le tue parole più belle
raccogliere un brivido dai tuoi sguardi
ed avrei voluto trovarmi tra le tue risposte distratte
Abbiamo vagato a lungo in quei discorsi preziosi e contorti
senza concludere
ed è forte quello che ho dentro
distante dalla mediocrità
ho inseguito il rumore assordante per non… sentirla
Guardami negli occhi
Spogliati da ogni falsità
Quell’aura di purezza tradisce diaboliche anomalie
E sai di cosa sto parlando
di cosa ho bisogno
Eppure avrai il coraggio di chiamare l’evidenza casualità
Bramosia e doppiezza complottano con la più efferata crudeltà
E sai di cosa sto parlando
E che mentire non è il rimedio ad un torto
Piangerai mettendo in scena l’ennesimo dramma
mentre le lacrime corrono sulle tue guance infuocate,
Eva
e giurerai su Dio e su tua madre di non aver colpa
mentre le lacrime corrono
Guardami negli occhi, spogliati da ogni falsità,
Eva
Quell’aura di purezza nasconde diaboliche anomalie
E fuggi quel mostro immondo che hai creato
Quel sonno che non concede riposo
Piangerai mettendo in scena l’ennesimo dramma
Mentre le lacrime corrono sulle tue guance infuocate,
Eva
E giurerai su Dio e su tua madre di non aver colpa
Mentre le lacrime bagnano la tua camicia di seta.
Credetemi è un sortilegio
è l’opera di un incantesimo
non ero padrona delle mie facoltà
E piangerai mettendo in scena l’ennesimo dramma
Mentre le lacrime corrono sulle tue guance infuocate,
Eva
e giurerai su Dio e su tua madre di non aver colpa
Mentre le lacrime corrono
Carissimo signor Tentenna non è facile
assumersi il rischio di una scelta
servirsi addirittura di parole proprie
mimetizzarsi e vivere di luce riflessa
infondo ad acque torbide
tra miseri inganni e menzogne
complessi di inferiorità e
ingombranti manie di grandezza
Signor Tentenna non è motivo di vergogna
il non saper centrare alcun bersaglio
l’aver mancato l’ennesimo colpo irrimediabilmente
e ben poco importa se
tua moglie non fa altro che piangere
ossessionata dal sentore dei tuoi numerosi tradimenti
ingurgita ignoti dolori ed elevate dosi di calmanti
E’ ormai consuetudine, signor Tentenna
perdersi d’animo
non essere all’altezza delle proprie ambizioni
e sgomitare per distinguersi dal branco.
Le ignoranze non trascurabili e il complesso,
una voragine,
la si può occultare nel silenzio
scansando il pericolo di un mite confronto diretto
Signor Tentenna non è motivo di vergogna
il non poter vantare alcun talento
l’aver rincorso l’ennesimo treno inutilmente
e ben poco importa se
tua moglie non fa altro che piangere
ossessionata dal sentore dei tuoi numerosi tradimenti
e infondo non ha tutti i torti
E non è affatto un caso se
amanti, amici e sogni si dileguano
il cane sul balcone aspetta da mesi
il privilegio di una passeggiata eppure
la sera fedelmente esulta al tuo rientro
E ben poco importa se
tua moglie non fa altro che piangere
ossessionata dal sentore dei tuoi numerosi tradimenti
e infondo non ha tutti i torti
E non è affatto un caso se
amanti, amici e sogni si dileguano
il cane sul balcone aspetta da mesi
il privilegio di una carezza
e intanto tua figlia ti chiede
perché mai sia così misera la vita
Maria Catena attendeva paziente il turno per la comunione
Quella domenica Cristo in croce sembrava più addolorato di altri giorni
il vecchio prelato assolveva quel gregge
da più di vent’anni dai soliti peccati
Cristo in croce sembrava alquanto avvilito
dai vizietti di provincia
Primo fra tutti il ricorso sfrenato
al pettegolezzo imburrato infornato e mangiato
quale prelibatezza e meschina delizia per palati volgari
larghe bocche d’amianto fetide come acque stagnanti
Cristo in croce sembrava
più infastidito dalle infamie che dai chiodi
Maria Catena anche tu
conosci quel nodo che stringe la gola
Quel pianto strozzato da rabbia e amarezza
da colpe che infondo non hai
e stai ancora scontando l’ingiusta condanna
nel triste girone della maldicenza
e ti chiedi se più che un dispetto il tuo nome
sia stato un presagio
Maria Catena non seppe reagire
Al rifiuto del parroco di darle l’ostia
E soffocò nel dolore quel mancato amen
E l’umiliazione
Secondo un antico proverbio
ogni menzogna alla lunga diventa verità
Cristo in croce mostrava
un sorriso indulgente e quasi incredulo
Maria Catena anche tu
conosci quel nodo che stringe la gola
Quel pianto strozzato da rabbia e amarezza
Da colpe che infondo non hai
E stai ancora scontando l’ingiusta condanna
Nel triste girone della maldicenza
E stai ancora scontando l’ingiusta condanna
Nel triste girone della maldicenza
E ti chiedi se più che un dispetto
il tuo nome sia stato un presagio
Trovava di pessimo gusto
gli eccentrici culturisti dal fiato corto,
le bambole di porcellana adagiate sul letto
tra pizzi e merletti.
Trovava di pessimo gusto
le smanie d’onnipotenza,
quei cani grotteschi in ceramica esposti nell’atrio,
l’indiscrezione, sproloqui gratuiti.
Margherite bianche tra i capelli neri,
Matilde odiava i gatti, gli arrampicatori sociali,
le cravatte verdi, le spiagge affollate.
Matilde odiava i gatti, parenti, vicini e lontani.
Trovava di pessimo gusto
la pornografia occidentale,
il rigore similcattolico,
labbra siliconate ipertrofiche.
Margherite bianche tra i capelli neri,
Matilde odiava i gatti, gli arrampicatori sociali,
le cravatte verdi, le spiagge affollate.
Matilde odiava i gatti, parenti, vicini e lontani.
Margherite bianche tra i capelli neri,
Matilde odiava i gatti, parenti, vicini e lontani.
Matilde odiava il tanfo d’urina,
tipico dei gatti in calore.
Un giorno prese la pistola
dal cassetto e sparò.
Ne colpì uno grigio e lo vide
cadere a terra esanime.
Ma pose fine al proprio dramma
soltanto nel momento in cui
premette il grilletto contro se stessa.
Margherite bianche tra i capelli neri,
Matilde odiava i gatti, gli arrampicatori sociali,
le cravatte verdi, le spiagge affollate.
Matilde odiava i gatti, parenti, vicini e lontani.
Aveva uno sguardo intenso e diretto,
le dita curate e un sarcasmo congenito,
labbra sottili, armonioso contorno
di denti bianchi e perfetti.
Poche parole, eleganza nei modi,
una lieve cadenza d’oltralpe e dominio di sé.
Gli incontri divennero assidui e frequenti,
nei luoghi e agli orari più insoliti.
Quell’uomo intrigante teneva le redini
con singolare destrezza.
Pochi preamboli quando mi chiese:
“vorresti sposarmi?”, era onesto e sicuro di sé.
Ricordo il giorno del mio matrimonio,
l’abito bianco di seta ed organza,
fiori d’arancio intorno all’altare,
aspettavo il mio sposo con devozione.
La chiesa gremita di gente annoiata
per l’interminabile attesa.
Alle mie spalle sbadigli e commenti
e di lui neanche l’ombra lontana.
Pochi preamboli quando mi chiese:
“vorresti sposarmi?”, era onesto e sicuro di sé.
Ricordo il giorno del mio matrimonio,
l’abito bianco di seta ed organza,
nessuno sposo impaziente all’altare,
soltanto un prete in vistoso imbarazzo.
Ricordo il giorno del mio matrimonio,
l’abito bianco di seta ed organza,
nessuno sposo impaziente all’altare,
soltanto un prete in vistoso imbarazzo.
Ricordo il giorno del mio matrimonio,
l’abito bianco di seta ed organza,
nessuna marcia nuziale,
soltanto il mio tacito requiem
e immenso cordoglio.
Arduo ed insidioso il pendio dell’abbandono
affranto e compassionevole il buon Dio serva inerte
immani ricchezze e miserie
Regnerà sovrano l’oblio
prezioso rimedio all’impotenza ed alla crudeltà di un ignobile addio
inflitto a sorpresa da chi ha giurato lealtà.
Ma un vento caldo annuncerà il risveglio di tempi migliori
Affranto e compassionevole il buon Dio serva inerte
immani ricchezze e miserie
Regnerà sovrano l’oblio
vile ripiego all’impotenza ed alla crudeltà di un ignobile addio
inflitto a sorpresa da chi ha giurato lealtà
Ma un vento caldo annuncerà il risveglio di tempi migliori
Ma un vento caldo annuncerà il risveglio di tempi migliori
Ma un vento caldo plasmerà il rigore di spietati inverni
Si è già detto tanto
e non possono audaci parole nutrire illusioni:
E’ l’inverno che bussa alla porta.
L’ospite reduce da un lungo viaggio
sguardi famelici implorano
un piccolo assaggio di vita altrui
Prima dell’alba potrebbero sorprenderci
rapiti da un sogno
dove nitide acque divorano i nostri passi
sulle rive di Morfeo
Ci stanno accerchiando ed avanzano con passo accorto
come belve in agguato.
Fuggi Romeo il tempo è tiranno
non è d’usignolo ma di allodola il canto.
Sguardi voraci si avventano sul fiero pasto senza decenza
prima dell’alba potrebbero sorprenderci
rapiti da un sogno
dove nitide acque divorano nostri passi
Prima dell’alba potrebbero sorprenderci
rapiti da un sogno dove nitide acque
divorano nostri passi
sulle rive di Morfeo
“Ed alavò sunnuzzu viniti
Ca ju l’annacu e vui l’addurmisciti”*
Al terzo mese di gravidanza isterica
già sul viso i morbidi tratti di maternità.
Diceva:
“Maddalena sarebbe un nome particolare insieme a Sofia
Nel caso fosse maschio Vincenzo Maria”
Al sesto mese di gravidanza isterica
tutti ritennero fosse opportuno
non scomodare la verità
insidiati dai rimorsi per averle dato il tormento
affinché desse alla luce una creatura entro l’età feconda
Mentre aspettava il lieto evento
che mai avrebbe avuto luogo
comprava abiti premaman
e una culla di legno come quelle di una volta
le si leggeva in faccia smisurata felicità
per la dolce attesa
Al nono mese di gravidanza isterica
tutti mantennero la messa in scena invariata per viltà
sarebbe stata questione di giorni
ed avrebbe chiarito da sé
l’increscioso equivoco
di cui poi era la sola ed unica artefice
Mentre aspettava il lieto evento
che mai avrebbe avuto luogo
sentiva quell’essere muoversi con grazia superba
come un trapezista in scena
le si leggeva in faccia smisurata felicità
Mentre aspettava il lieto evento
aveva già pensato a tutto:
prete, battesimo e clinica,
dalla culla di legno come quelle di una volta
ai più svariati tipi di carillon
Mistica e lenta
la dolce attesa
la dolce attesa
* tratto da: “Ninna nanna della Guerra”, canzone tradizionale. Rielaborazione di Rosa Balistreri e Otello Profazio
Dolce amore non fiatare
sono fin troppo angosciata dalle tue ansie
da quando ho scoperto di essere il tuo ripiego
ho provato vergogna per ciò ho pensato
per ciò che avrei voluto fare e non ho fatto
per come avrei voluto ucciderti
Sentivo l'odore
mentre sprofondavi tra le sue labbra
pregavi perché non finisse
mentre ti annientavi tra le sue labbra
speravi che non fosse breve
Dolce amore randagio ecco cosa cercavi
tra i rifiuti e gli scarti del genere umano
talvolta il conflitto tra sacro e maligno mi sfianca
quel martellante pulsare di insano piacere
per ciò che avrei voluto fare e non ho fatto
per quanto avrei voluto infliggerti
Sentivo l'odore
mentre sprofondavi tra le sue labbra
pregavi perché non finisse
mentre ti annientavi tra le sue labbra
speravi che non fosse breve
che non fosse breve
che non fosse breve
che non fosse breve
E tutto questo per dirti solamente che
ho pagato fino in fondo…
Questo pensiero d’improvviso mi scuote
e annienta ogni pudore
ed ogni difesa.
Avevo soffocato quella stupida attitudine
ai voli pindarici ed alle struggenti eroiche attese
e sopravviverò a questa mancanza di ossigeno
malgrado le insidiose correnti arriverò
infondo agli abissi tra antichi splendori
di un mondo sommerso da migliaia di anni.
Stupidamente ho temuto
l’immensa e spietata bellezza,
la profondità dei tuoi occhi
Questo pensiero rende soave il risveglio
scomodando il torpore, la consueta pigrizia.
Rivivono fragranze estinte tra monti d’incanto
le grandi speranze travolte dall’ira
di oceani in tempesta
avvolta da una prodigiosa atmosfera
Atlantide.
Sorride intanto e volge uno sguardo amichevole
infondo agli abissi antichi splendori
di un mondo sommerso da migliaia di anni.
Stupidamente ho temuto
l’immensa e spietata bellezza,
la profondità dei tuoi occhi
Lentamente tra una pagina e l'altra di un libro qualunque
ingannavo l'attesa già settembre poche voci distanti e
un autunno distratto al di là dei vetri
quasi speravo che non arrivassi più
quasi credevo che non mi mancassi eppure stavo aspettando
Distrarsi sembrava piuttosto facile
credevo di sopportare la tua indifferenza
cercando pretesti e rimedi inutili
eri tu quel tasto dolente eri tu autunno dolciastro eri tu
Freddamente valutavo i miei limiti
i gesti avventati le frequenti rinunce
era tardi e bruciavano gli occhi fissavo il soffitto
il mio letto disfatto
quasi speravo che non arrivassi più
quasi credevo che non mi mancassi eppure stavo aspettando
Distrarsi sembrava piuttosto facile
credevo di sopportare la tua indifferenza
cercando pretesti e rimedi inutili
credevo di soffocare la mia insofferenza
eri tu quel tasto dolente eri tu autunno dolciastro
eri tu quel tasto dolente eri tu autunno dolciastro
autunno dolciastro… (x 4)
autunno
autunno dolciastro…
Guardo una foto di mia madre
era felice avrà avuto tre anni
stringeva al petto una bambola
il regalo più ambito.
Era la festa del suo compleanno
un bianco e nero sbiadito.
Guardo mia madre a quei tempi e rivedo
il mio stesso sorriso.
E pensare a quante volte l'ho sentita lontana
e pensare a quante volte…
Le avrei voluto parlare di me chiederle almeno il perché
dei lunghi ed ostili silenzi e momenti di noncuranza
puntualmente
mi dimostravo inflessibile inaccessibile e fiera
intimamente agguerrita temendo una sciocca rivalità.
Guardo una foto di mia madre
era felice avrà avuto vent'anni
capelli raccolti in un foulard di seta
ed una espressione svanita.
Nitido scorcio degli anni sessanta
di una raggiante Catania
la scruto per filo e per segno e ritrovo
il mio stesso sguardo.
E pensare a quante volte l'ho sentita lontana
e pensare a quante volte…
Le avrei voluto parlare di me chiederle almeno il perché
dei lunghi ed ostili silenzi e di quella arbitraria indolenza
puntualmente
mi dimostravo inflessibile inaccessibile e fiera
intimamente agguerrita temendo l'innata rivalità.
Le avrei voluto parlare di me chiederle almeno il perché…
Le avrei voluto parlare di me chiederle almeno il perché…
EVA CONTRO EVA - il DVD
Prodotto da Francesco Barbaro
Produzione artistica: Carmen Consoli
Carmen Consoli: voce, chitarra
Leandro Misuriello: basso, contrabbasso
Adriano Murania: violino, viola
Puccio Panettieri: batteria
Santi Pulvirenti: chitarre, banjo, bouzouki, mandolino, cori
Massimo Roccaforte: bouzouki, chitarre, mandolino, piano fender, cori
Puccio Castrogiovanni: xantur, fisarmonica, friscaletto, marranzano
Salvo Farruggio: percussioni
Enrico Luca: flauti, douduk, sax soprano
Daniele Zappalà: tromba, flicorno, bombardino