Lo straordinario concerto acustico che Carmen Consoli ha portato nei teatri d'Italia e d'Europa in trio femminile, in punta di plettro con violino e violoncello (rispettivamente Emilia Belfiore e Claudia della Gatta), è pubblicato per Narciso Records/Universal Music in versione doppio CD, doppio LP e digitale, arricchito da due brani inediti, spiazzanti, provocatori: Uomini Topo e Tano. Il live Eco di Sirene rivivrà così in un grande progetto discografico con 22 brani registrati in presa diretta con arrangiamenti e orchestrazioni nuove per chitarra ed archi, scritti dalla stessa Carmen appositamente per il live in studio.
Il doppio CD, il doppio vinile e il 45 giri dei due brani inediti sono disponibili su Amazon e in digitale su Itunes.
L'idea che gli altri hanno di noi
non è un dettaglio trascurabile
l'assenza d'opinione
un'acetosi endemica
signora, il suo pregiato cocker
sta pisciando sui sacchi della spesa
i miei
per precisione
e mi scuso se in qualche modo ho intralciato l'operazione.
quelli che sorpassano a destra
hanno sguardi spietati
e lanciati con soddisfazione
in fondo
chi non ha peccato si sposti dal branco
per favore
è questione di educazione
torna a casa scimmione
proprio in questa città ci dovevi portare
il terrore
abbia fede, sono un dottore
si faccia curare
preso in tempo il razzismo non è mortale
l'idea che gli altri di noi
decade più o meno al quadrato della distanza dal vero
uomini topo, una nuova frontiera genetica
quelli che
sul treno discutono al cellulare
e costringono ad ascoltare
"mamma fattene una ragione, non mangio la carne"
per favore
è questione di educazione
apertura mentale
metta i suoi pregiudizi da un'altra parte
è immorale
questa ondata omosessuale
ma un vaccino speciale
toglierà ai nostri figli il peccato originale
Narciso parole di burro
si sciolgono sotto l'alito della passione
Narciso trasparenza e mistero
cospargimi di olio mandorle e vanità
modellami…
Raccontami le storie che ami inventare
spaventami
raccontami le nuove esaltanti vittorie
Conquistami inventami dammi un'altra identità
stordiscimi disarmami e infine colpisci
abbracciami ed ubriacami di ironia e sensualità
Narciso parole di burro
nascondono proverbiale egoismo nelle intenzioni
Narciso sublime apparenza
ricoprimi di eleganti premure e sontuosità
ispirami
Raccontami le storie che ami inventare
spaventami
raccontami le nuove esaltanti vittorie
Conquistami inventami dammi un'altra identità
stordiscimi disarmami e infine colpisci
abbracciami ed ubriacami di ironia e sensualità
abbracciami ed ubriacami di ironia e sensualità
Conquistami
Conquistami
Conquistami
Ho messo il rossetto rosso in segno di lutto
E un soprabito nero
Era un uomo distinto mio zio.
Madre non piangere, ingoia e dimentica
Le sue mani ingorde tra le mie gambe
Adesso sta in grazia di Dio.
Brava bambina fai la conta
Più punti a chi non si vergogna
Giochiamo a mosca cieca
Che zio ti porta in montagna.
Porgiamo l’estremo saluto ad un animo puro,
Un nobile esempio di padre, di amico e fratello
E sento il disprezzo profondo, i loro occhi addosso
Ho svelato l’ignobile incesto e non mi hanno creduto.
Brava bambina un po’ alla volta
Tranquilla, non morde e non scappa
Giochiamo a mosca cieca
Che zio ti porta in vacanza.
Brava bambina fai la conta
Chi cerca prima o poi trova
Gioiuzza fallo ancora
Che zio ti porta alla giostra
Che zio ti porta alla giostra.
Ho messo un rossetto rosso carminio
E sotto il soprabito niente
In onore del mio aguzzino.
Tra tutti i giorni in cui potevi partire
Perché hai pensato proprio al lunedì.
Gli uccelli cantano, l’estate è alle porte
tempo di mare e di granite al limone.
Chissà quale fine sarcasmo d’autore
Avresti sfoderato senza giri di parole.
Viva l’Italia, il calcio, il testosterone,
gli inciuci e le buttane in preda all’ormone
a noi ci piace assai la televisione
proprio l’oggetto – dico – esposto in salone
chissà quale amara considerazione
avresti concepito in virtù del pudore.
Mandaci una cartolina e una ridente foto di te
Che prendi il sole sulla spiaggia
Con la solita camicia bianca
Ed il giornale aperto sulla pagina sportiva
Mentre stai sul bagnasciuga
Beato tra le braccia di un tramonto.
Tra tutti i giorni in cui potevi morire
Perché hai pensato proprio al lunedì
Strade caotiche e litigi agli incroci
Quanti cafoni su veicoli osceni
Chissà quale fine sarcasmo d’autore
Avresti sfoderato in questa triste occasione.
Mandaci una cartolina e una ridente foto di te
Che prendi il sole sulla spiaggia
Con la solita camicia bianca
Ed il giornale aperto sulla pagina sportiva
Mentre stai sul bagnasciuga
canticchiando una canzone romantica.
Mandaci una cartolina e una ridente foto di te
Che prendi il sole sulla spiaggia
Con la solita camicia bianca.
Mandaci una cartolina e una ridente foto di te
Mentre stai sul bagnasciuga
E cogli con stupore il nuovo giorno.
Pioggia d’aprile,
sui litorali, desolate
si adagiano
le imbarcazioni dei pescatori.
Pioggia d’aprile,
dalle finestre donne operose
raccolgono
i panni, stesi ad asciugare.
La tanto attesa, calda, stagione
sembra quasi che voglia farsi aspettare…
Nei lunghi e sconfinati inverni,
dolenti e gelidi,
ho simulato un invidiabile
benessere.
Nei lunghi e tormentati inverni,
che adesso volgono al termine,
è stata estranea troppe volte
quella salubre autoironia.
Pioggia d’aprile,
dolci fragranze s’inseguono
e poi si disperdono
lungo il pontile e tra i mandorli in fiore.
La tanto attesa, calda, stagione
sembra quasi che voglia farsi aspettare…
Nei lunghi e sconfinati inverni,
dolenti e gelidi,
ho simulato un invidiabile
benessere.
Nei lunghi e tormentati inverni,
che adesso volgono al termine,
è stata estranea troppe volte
la consuetudine
di sorridere…
Nei lunghi e sconfinati inverni,
dolenti e gelidi,
ho simulato un invidiabile
benessere.
Nei lunghi e sconfinati inverni,
dolenti e gelidi,
ho simulato un invidiabile
benessere.
Cerchi riparo fraterno conforto
tendi le braccia allo specchio
ti muovi a stento e con guardo severo
biascichi un malinconico Modugno
Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio
ma sono lacrime mentre piove piove
mentre piove piove
mentre piove…
Magica quiete velata indulgenza
dopo l'ingrata tempesta
riprendi fiato e con intenso trasporto
celebri un mite e insolito risveglio
Mille violini suonati dal vento
l'ultimo abbraccio mia amata bambina
nel tenue ricordo di una pioggia d'argento
il senso spietato di un non ritorno
Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio
ma sono lacrime mentre piove piove
mentre piove piove
mentre piove piove
mentre piove…
Cercasi avvenente signorina ben fornita e intraprendente
Giovane brillante ma più di ogni altra cosa dolce e consenziente
Cercasi apprendista virtuoso onesto imprenditoregarantista
Offre a donzelle in carriera un’opportunità di ascesa inaudita
Donna giovine e illibata
Aaa cercasi
Donna usata già rodata
Aaa cercasi
Donna sicula o padana, oriunda, clandestina
Vediamo come balli a suon di samba o cha cha cha
A colpo d’occhio sei portata e molto telegenica
Ma forse ti interessa più la musica
Cercasi badante
Un ottantenne miliardario affascinante
Offre a cagne di strada un’opportunità di vita più agiata
Donna impenitente e ladra
Aaa cercasi
Donna santa incensurata
Aaa cercasi
Deceduta il giorno prima basta che sia bbbona
Come baceresti se dovessi fare cinema
Scena prima “ciack motore azione”
E poi si gira
O forse ti interessa la politica
Ministro degli affari a luci rosse o di cosmetica
Al giorno d’oggi tra i due sessi non v’è differenza
Il bel paese premia chi più merita
Come canteresti “anima mia”, “finchè la barca va”
Al primo ascolto sembri assai portata per la lirica
O forse ti interessa l’astrofisica
Sorde e implacabili sirene
davano il triste annuncio
mentre il tramonto inondava
i viali deserti
gli oscuri presagi
giochi di potere sulla nostra pelle
su quegli uomini armati di romantici ideali
qualunque sia il compenso
non restiturà mai il giusto
saremo pronti a celebrare la vittoria
e brinderemo lietamente sulle nostre rovine
saranno in pochi a riscattarsi dalla povertà
a rallegrarsi della gloria per quanto infinita
L'eco tagliente di sirene
sulle ferite aperte
aspettavamo impotenti gli attacchi nemici
(e) forse per l'ultima volta
giochi di potere sulla nostra pelle
sulle infanzie sciupate, violentate irrimediabilmente
chi pagherà per questo
chi ne porterà il segno
saremo pronti a celebrare la vittoria
e brinderemo lietamente sulle nostre rovine
saranno in pochi a riscattarsi dalla povertà
a rallegrarsi della gloria per quanto infinita
sconfitti e vincenti
ricostruiremo
sconfitti e vincenti
Si è già detto tanto
e non possono audaci parole nutrire illusioni:
E’ l’inverno che bussa alla porta.
L’ospite reduce da un lungo viaggio
sguardi famelici implorano
un piccolo assaggio di vita altrui
Prima dell’alba potrebbero sorprenderci
rapiti da un sogno
dove nitide acque divorano i nostri passi
sulle rive di Morfeo
Ci stanno accerchiando ed avanzano con passo accorto
come belve in agguato.
Fuggi Romeo il tempo è tiranno
non è d’usignolo ma di allodola il canto.
Sguardi voraci si avventano sul fiero pasto senza decenza
prima dell’alba potrebbero sorprenderci
rapiti da un sogno
dove nitide acque divorano nostri passi
Prima dell’alba potrebbero sorprenderci
rapiti da un sogno dove nitide acque
divorano nostri passi
sulle rive di Morfeo
Soffro nel
vederti infrangere
i principi sui quali era
salda un’esemplare dignità.
Condizione
inammissibile,
la discutibile urgenza
per cui è indispensabile
uniformarsi alla media.
Si dice che ad ogni rinuncia
corrisponda una contropartita
considerevole, ma l’eccezione alla regola
insidia la norma.
Se è vero che ad ogni rinuncia
corrisponde una contropartita
considerevole, privarsi dell’anima comporterebbe
una lauta ricompensa.
Soffro nel
vederti compiere
bizzarre movenze indotte
da un burattinaio scaltro.
Credi sia
una scelta ammirevole
fuggire lo sguardo
severo e vigile
della propria coscienza?
Si dice che ad ogni rinuncia
corrisponda una contropartita
considerevole, ma l’eccezione alla regola
insidia la norma.
Se è vero che ad ogni rinuncia
corrisponde una contropartita
considerevole, privarsi dell’anima comporterebbe
una lauta ricompensa.
Non sei per nulla obbligato a comprendermi
quasi non sento il bisogno d'insistere
tu che mi offrivi un amore di plastica
ti sei mai chiesto se onesto era illudermi
Ricorda tu sei quello che non c'è quando io piango
tu sei quello che non sa quando è il mio compleanno
quando vago nel buio
ma come posso dare l'anima e riuscire a credere
che tutto sia più o meno facile quando è impossibile
volevo essere più forte di ogni tua perplessità
ma io non posso accontentarmi
se tutto quello che sai darmi è un amore di plastica
Tu sei quel fuoco che stenta ad accendersi
non hai più scuse eppure sai confondermi
ricorda tu sei quello che non c'è quando io piango
tu sei quello che non sa quando è il mio compleanno
quando vago nel buio
ma come posso dare l'anima e riuscire a credere
che tutto sia più o meno facile quando è impossibile
volevo essere più forte di ogni tua perplessità
ma io non posso accontentarmi
se tutto quello che sai darmi è un amore di plastica
Volevo essere più forte di ogni tua perplessità
ma io non posso accontentarmi
se tutto quello che sai darmi è un amore di plastica
ma io non posso accontentarmi
se tutto quello che sai darmi è un amore di plastica
era saputu tano mancia'minna
pirchì so matri santina a marchisa
ci a resi 'ppi 10 anni
cosa c'è di più bello e profondo dell'amore di una madre
un vire l'ura ca agghiorna
sta casa è china di scuru e di raggia
stasira forsi ca torna
doppu tri gghiorna di caccia e di corna
putissi 'n ghiornu vulari
senza catini e cammisi di stirari
ma cunzamuci a tavula a tano
'nto salottu pirchì 'nta cucina c'è cauru
evitiamo domande ca è stanco
s'ha taliari u granpremiu e ci aggva u'ddivanu
matri maria da spiranza
'cchiautru aiu a 'ffari 'ppa aviri la grazia
'na vita di penitenza
comun'na fiaba liggiuta a riversa
putissi 'nprincipe arrivari
e 'ccu 'na carizza mi facissi arrisbigghiari
ma cunzamuci a tavula a tano
ca 'ha accattatu tri lepri e na quagghia al mercato
entusiasti abbatemuci i manu
'ppi sparari ci volunu forza e 'ccuraggiu
e cunzamuci a tavula a tano
'nto salottu pirchì 'nta cucina c'è cauru
entusiasti abbattemuci i manu
'ppi sparari ci vonnu pinnenti d'acciaiu
e cunzamu sta tavula a tano
'nto salottu pirchì 'nta cucina c'è cauru
evitiamo domande ca è stancu
di sparari minchiati e di farisi lavri i mutanni
tano è stanco...
Aveva uno sguardo intenso e diretto,
le dita curate e un sarcasmo congenito,
labbra sottili, armonioso contorno
di denti bianchi e perfetti.
Poche parole, eleganza nei modi,
una lieve cadenza d’oltralpe e dominio di sé.
Gli incontri divennero assidui e frequenti,
nei luoghi e agli orari più insoliti.
Quell’uomo intrigante teneva le redini
con singolare destrezza.
Pochi preamboli quando mi chiese:
“vorresti sposarmi?”, era onesto e sicuro di sé.
Ricordo il giorno del mio matrimonio,
l’abito bianco di seta ed organza,
fiori d’arancio intorno all’altare,
aspettavo il mio sposo con devozione.
La chiesa gremita di gente annoiata
per l’interminabile attesa.
Alle mie spalle sbadigli e commenti
e di lui neanche l’ombra lontana.
Pochi preamboli quando mi chiese:
“vorresti sposarmi?”, era onesto e sicuro di sé.
Ricordo il giorno del mio matrimonio,
l’abito bianco di seta ed organza,
nessuno sposo impaziente all’altare,
soltanto un prete in vistoso imbarazzo.
Ricordo il giorno del mio matrimonio,
l’abito bianco di seta ed organza,
nessuno sposo impaziente all’altare,
soltanto un prete in vistoso imbarazzo.
Ricordo il giorno del mio matrimonio,
l’abito bianco di seta ed organza,
nessuna marcia nuziale,
soltanto il mio tacito requiem
e immenso cordoglio.
I giorni volano confusi e inquieti
Come mosche a tavola
Domani è festa e tutto il paese già freme per la processione.
Signora sia generosa
I santi martiri gioiranno in cambio di qualcosa.
Il meteo informa che quest’anno primavera tarderà
È una sciagura per le mie rose
Questa perturbazione atlantica.
Signora abbia pazienza
Le piante non hanno fretta o scadenza
È solo questione di poche settimane
Perché temere che non possano sbocciare.
In questa attesa interminabile di ore ingrovigliate e incerte
Un’improvvisa ondata di rondini disegna voli strabilianti.
Se chiudo gli occhi avverto un caldo attrito
Il sole a maggio non è stato mai così vicino.
Sia dolce o amara la sorte
Mio generale combatterò al tuo fianco
Signora abbia pazienza
Le piante non hanno fretta o scadenza
È solo questione di poche settimane
Perché temere che non possano sbocciare.
In questa attesa interminabile di ore ingrovigliate e incerte
Un’improvvisa ondata di rondini disegna voli strabilianti.
Se chiudo gli occhi avverto il fremito dell’alta quota
e un forte debito d’ossigeno
È già spezzato il fiato
E ricomincio a respirare senza sforzo e senza affanno.
Il meteo informa che quest’anno
Primavera tarderà.
Sugnu sempri alla finestra e viru genti ca furria pà strada
Genti bedda, laria, allegra, mutriusa e siddiata
Genti arripudduta cu li gigghia isati e a vucca stritta
“Turi ho vogghia di quaccosa, un passabocca, un lemonsoda”
Iddu ci arrispunni: “Giusi, quannu ti chiamavi Giuseppina,
eri licca pà broscia cà granita”
“Turi tu n’ha fattu strada e ora che sei grosso imprenditori
t’ha ‘nsignari a classi ‘ntò parrari”
[Sono sempre alla finestra e vedo gente che gira per strada
Gente bella, brutta, allegra, musona e arrabbiata
Gente che ostenta ricchezze, con il sopracciglio alzato e la bocca stretta
“Turi ho voglia di qualcosa, un ‘passabocca’, una lemonsoda”
Lui risponde: “Giusi, quando ti chiamavi Giuseppina eri golosa di
brioche con la granita”
“Turi, ne hai fatta di strada e adesso che sei un grosso imprenditore
devi imparare a parlare con classe”]
Sugnu sempre alla finestra e viru genti spacinnata,
sduvacata ‘nte panchini di la piazza, stuta e adduma a sigaretta,
gente ca s’ancontra e dici “ciao” cu na taliata,
genti ca s’allasca, genti ca s’abbrazza e poi si vasa,
genti ca sa fa stringennu a cinghia, si strapazza e non si pinna,
annunca st’autru ‘nvernu non si canta missa,
genti ca sa fa ‘lliccannu a sadda,
ma ci fa truvari a tavula cunsata a cu cumanna
[Sono sempre alla finestra e vedo gente sfaccendata
Scomposta sulle panchine della piazza, fuma una sigaretta dopo l’altra
Gente che si incontra e dice “ciao” con uno sguardo,
gente che si evita, che si abbraccia e poi si bacia,
gente che stringe la cinghia, fa mille sacrifici
ma non si arrende
perché altrimenti il prossimo inverno non sbarcherà il lunario,
gente che non possiede quasi nulla, ma si prodiga per far
trovare la tavola apparecchiata a chi comanda]
Chi ci aviti di taliari, ‘un aviti autru a cui pinsari
almeno un pocu di chiffari
“Itavinni a travagghiari” vannia ‘n vecchiu indispettitu,
“avemu u picciu arreri o vitru”.
Jù ci dicu “m’ha scusari,
chista è la me casa e staju unni mi pare.
[Ma che avete da guardare,
non avete altro a cui pensare, qualcosa da fare.
“Andate a lavorare” grida un vecchio indispettito
“abbiamo un menagramo dietro il vetro”.
Io rispondo “Mi scusi,
questa è casa mia e sto dove mi pare”]
La domenica mattina dagli altoparlanti della chiesa
a vuci ‘i Patri Coppola n’antrona i casi, trasi dintra l’ossa
“piccaturi rinunciati a ddi piccati di la carni
quannu u riavulu s’affaccia rafforzatevi a mutanna”.
Quannu attagghiu di la chiesa si posteggia un machinone
scinni Saro Branchia detto Re Leone
Patri Coppola balbetta e ammogghia l’omelia cu tri paroli
picchì sua Maestà s’ha fari a comunioni
[La domenica mattina dagli altoparlanti della chiesa
La voce di padre Coppola fa tremare i muri delle case,
entra dentro le ossa
“peccatori rinunciate ai peccati della carne
Quando il diavolo s’affaccia rinforzate le mutande”
Quando accanto alla chiesa si posteggia un macchinone
Scende Saro Branchia detto Re Leone.
Padre Coppola balbetta e chiude l’omelia con tre parole
Perché sua maestà deve far la comunione]
Chi ci aviti di taliari, ‘un aviti autru a cui pinsari
almeno un pocu di chiffari
“Itavinni un pocu a mari”, vannia un vecchiu tintu
“accussì janca mi pariti ‘n spiddu”
Jù ci dicu “m’ha scusari,
ma picchì hati a stari ccà sutta a me casa pà ‘nsultari”
[Ma che avete da guardare,
non avete altro da fare, qualcosa da fare.
“Andate un po’ a mare”, grida un vecchio stronzo
“così bianca sembrate un fantasma”
Io rispondo “Mi scusi,
ma perché vi siete stabilito sotto casa mia, a provocarmi?”]
Sugnu sempri alla finestra e viru a ranni civiltà
ca ha statu, unni Turchi, Ebrei e Cristiani si stringeunu la manu,
tannu si pinsava ca “La diversità è ricchezza”
tempi di biddizza e di puisia, d’amuri e di saggezza
Zoccu ha statu aieri, oggi forsi ca putissi riturnari
si truvamu semi boni di chiantari
‘Nta sta terra ‘i focu e mari oggi sentu ca mi parra u cori
e dici ca li cosi stannu pì canciari
[Sono sempre alla finestra e vedo la grande civiltà che fu,
dove Turchi, Ebrei e Cristiani si stringevano la mano,
allora si pensava “la diversità è ricchezza”,
tempi di bellezza e di poesia, di amore e di saggezza.
Ciò che è stato ieri, oggi forse potrebbe tornare
se troviamo semi buoni da piantare
In questa terra di fuoco e mare
oggi sento dal profondo del mio cuore
che le cose cambieranno]
Chi ci aviti di taliari ‘un aviti autru a cui pinsari,
almeno un poco di chiffari
Itavinni a ballari, ittati quattru sauti e nisciti giustu pì sbariari
Iù ci dicu “Cù piaciri,
c’è qualchi danza streusa ca vuliti cunsigghiari!?”
[Ma che avete da guardare,
non avete altro a cui pensare, qualcosa da fare.
“Andate a ballare, fate quattro salti e uscite,
giusto per distrarvi un po’.”
Io rispondo “Con piacere,
c’è qualche ballo estroso che volete consigliarmi?”].
Guardo una foto di mia madre
era felice avrà avuto tre anni
stringeva al petto una bambola
il regalo più ambito.
Era la festa del suo compleanno
un bianco e nero sbiadito.
Guardo mia madre a quei tempi e rivedo
il mio stesso sorriso.
E pensare a quante volte l'ho sentita lontana
e pensare a quante volte…
Le avrei voluto parlare di me chiederle almeno il perché
dei lunghi ed ostili silenzi e momenti di noncuranza
puntualmente
mi dimostravo inflessibile inaccessibile e fiera
intimamente agguerrita temendo una sciocca rivalità.
Guardo una foto di mia madre
era felice avrà avuto vent'anni
capelli raccolti in un foulard di seta
ed una espressione svanita.
Nitido scorcio degli anni sessanta
di una raggiante Catania
la scruto per filo e per segno e ritrovo
il mio stesso sguardo.
E pensare a quante volte l'ho sentita lontana
e pensare a quante volte…
Le avrei voluto parlare di me chiederle almeno il perché
dei lunghi ed ostili silenzi e di quella arbitraria indolenza
puntualmente
mi dimostravo inflessibile inaccessibile e fiera
intimamente agguerrita temendo l'innata rivalità.
Le avrei voluto parlare di me chiederle almeno il perché…
Le avrei voluto parlare di me chiederle almeno il perché…
Maria Catena attendeva paziente il turno per la comunione
Quella domenica Cristo in croce sembrava più addolorato di altri giorni
il vecchio prelato assolveva quel gregge
da più di vent’anni dai soliti peccati
Cristo in croce sembrava alquanto avvilito
dai vizietti di provincia
Primo fra tutti il ricorso sfrenato
al pettegolezzo imburrato infornato e mangiato
quale prelibatezza e meschina delizia per palati volgari
larghe bocche d’amianto fetide come acque stagnanti
Cristo in croce sembrava
più infastidito dalle infamie che dai chiodi
Maria Catena anche tu
conosci quel nodo che stringe la gola
Quel pianto strozzato da rabbia e amarezza
da colpe che infondo non hai
e stai ancora scontando l’ingiusta condanna
nel triste girone della maldicenza
e ti chiedi se più che un dispetto il tuo nome
sia stato un presagio
Maria Catena non seppe reagire
Al rifiuto del parroco di darle l’ostia
E soffocò nel dolore quel mancato amen
E l’umiliazione
Secondo un antico proverbio
ogni menzogna alla lunga diventa verità
Cristo in croce mostrava
un sorriso indulgente e quasi incredulo
Maria Catena anche tu
conosci quel nodo che stringe la gola
Quel pianto strozzato da rabbia e amarezza
Da colpe che infondo non hai
E stai ancora scontando l’ingiusta condanna
Nel triste girone della maldicenza
E stai ancora scontando l’ingiusta condanna
Nel triste girone della maldicenza
E ti chiedi se più che un dispetto
il tuo nome sia stato un presagio
Verso l'alba avvistammo quella barca malandata
tracimante di persone che agitavano le braccia
un carico di tragica speranza
di vite inscatolate senza alcuna etichetta
Quella sera il nostro mare avrebbe riportato a riva
anche il resto del composito equipaggio senza vita
Chi governerà questa furia mediatica
parole d'autore intrise di dolore,
correte tutti è in onda il nuovo reality in mondo visione
A cosa servirà l'ennesima visita
di maghi e onorevoli, di sua maestà
e piangitori in posa che si disperano per tre euro l'ora.
E malgrado sapessero di commettere reato
di comune accordo i pescatori tesero la mano
in barba ad ogni amara conseguenza
seguirono la voce della propria coscienza.
Quella sera il nostro mare avrebbe riportato a riva
mappe, foto di famiglia, stracci e una scarpetta bianca.
Chi governerà questa furia mediatica
parole d'autore intrise di dolore,
non fatevi sfuggire questo nuovo show sensazionale
A cosa servirà l'ennesima visita
di cortesia e formale solidarietà
Su venghino signori ad ammirare il circo degli orrori
Chi governerà questa furia mediatica
parole d'autore intrise di dolore
Carnevale ha in serbo un nuovo carrozzone di promesse vane.
Questo pensiero d’improvviso mi scuote
e annienta ogni pudore
ed ogni difesa.
Avevo soffocato quella stupida attitudine
ai voli pindarici ed alle struggenti eroiche attese
e sopravviverò a questa mancanza di ossigeno
malgrado le insidiose correnti arriverò
infondo agli abissi tra antichi splendori
di un mondo sommerso da migliaia di anni.
Stupidamente ho temuto
l’immensa e spietata bellezza,
la profondità dei tuoi occhi
Questo pensiero rende soave il risveglio
scomodando il torpore, la consueta pigrizia.
Rivivono fragranze estinte tra monti d’incanto
le grandi speranze travolte dall’ira
di oceani in tempesta
avvolta da una prodigiosa atmosfera
Atlantide.
Sorride intanto e volge uno sguardo amichevole
infondo agli abissi antichi splendori
di un mondo sommerso da migliaia di anni.
Stupidamente ho temuto
l’immensa e spietata bellezza,
la profondità dei tuoi occhi
Forse non riuscirò a darti il meglio
più volte hai trovato i miei sforzi inutili
forse non riuscirò a darti il meglio
più volte hai trovato i miei gesti ridicoli
(A) come se non bastasse
l'aver rinunciato a me stessa
come se non bastasse
tutta la forza del mio amore…
(B) e non ho fatto altro che sentirmi sbagliata
ed ho cambiato tutto di me
perché non ero abbastanza
ed ho capito soltanto adesso che avevi… paura
forse non riuscirò a darti il meglio
ma ho fatto i miei conti ed ho scoperto che non possiedo di più
(A)………
e non ho fatto altro che sentirmi sbagliata
ed ho cambiato tutto di me
perché non ero abbastanza
ed ho capito soltanto adesso
(B)………
Quella domenica mattina una brezza malinconica
Soffiava dal mare
Il pensiero di odissee lontane
Viaggiatori in cerca di emozioni forti a cui approdare.
Sopravviverò al tumulto delle tue parole
A Sud est, ai margini del buio incede il sole
Ed aspetterò la sera agghindata di brillanti
Verresti a guardare le stelle.
Spiegami in fondo che senso ha
Aspettare l’estate per poi
Rimpiangere il freddo dell’inverno
Dove il cielo è più terso
Il sapore dell’inverno.
Quella domenica mattina accettavo
senza accorgermi un invito al dolore,
un tripudio di onde anomale agitava l’orizzonte.
Non avevo che me stessa e una ridente imbarcazione
Sopravviverò al tumulto delle tue parole, sopravviverò.
Spiegami in fondo che senso ha
Aspettare l’estate per poi rimpiangere
Il freddo dell’inverno
E gli odori che non risvegliano i sensi
e le anguste giornate sempre brevi
Che senso ha ostinarsi a reprimere un desiderio e
Lasciarlo alla porta fingendo l’assenza
Ed ancora una volta non saper dire basta.
Quella domenica mattina accettavo
senza accorgermi un invito al dolore.
Fortunatamente ho ancora il buon senso di mettermi
in discussione
faccio volentieri a meno dei tuoi manuali
sull'autostima
Fortunatamente da giorni è finita la lenta
agonia dei tuoi fiori
sto ancora rimettendo la nostra ultima
cena romantica…
triste, annoiata e asciutta
sarei la tua venere storpia
triste, annoiata e asciutta
io sarei un'inutile preda
(A) vedrai vedrai che alla fine
uno squallido grazie lo avrai, lo avrai
quel sorriso di circostanza
vedrai…
Fortunatamnte ho sempre il difetto
di prendermi poco sul serio
e faccio volentieri a meno
del tuo sesso pratico e del successo…
triste, annoiata e asciutta
sarei la tua venere storpia
triste, annoiata e asciutta
io sarei la tua venere storpia
sarei un'inutile preda…
(A)(x2)………
porto ancora addosso il fumo
delle tue parole, delle tue parole
l'unica cosa che mi hai
lasciato…
triste, annoiata e asciutta sarei la tua venere storpia (x5)
Prodotto da: Francesco Barbaro
Produzione artistica: Carmen Consoli e Fabio Patrignani
Produzione esecutiva: Elena Guerriero per Narciso Records
Registrato e missato da: Fabio Patrignani - Forum Music Village - Roma
Assistenti di studio: Davide dell'Amore, Carlo Colugnati
Masterizzato da: Marcussen Mastering Studios - Hollywood
Orchestrazioni e Arrangiamenti: Carmen Consoli
Ad eccezione de La notte più lunga (ADRIANO MURANIA) e Ultimo bacio e In bianco e nero (PAOLO BUONVINO)
Photo: Simone Cecchetti
Assistente photo: Simona Panzini
Progetto grafico: Alberto Bettinetti [zanzara]
Make up artist: Lidia Amore
Hair styling: Luciana Luccini
Styling: Susanna Ausoni
Styling Assistant: Ambra Pierantuoni
Ufficio stampa: Marcella Chiummo per OtrLive, Marianna Petruzzi per MN Italia
Management e Booking: OtrLive
Edizioni: Narciso Records SAS; Universal Music P) & C) 2018 Narciso Records under exclusive license to Universal Music Italia Srl